Cerimonia di scoprimento della lapide alle sorelle Gigliucci in piazza Savonarola a Firenze

FIRENZE

Il 22 novembre nel Salone de’ Dugento di Palazzo Vecchio, si è svolta la tavola rotonda “Per il recupero della memoria garibaldina – Il caso di Callimaco Zambianchi” evento curato in collaborazione con la Fratellanza Artigiana d’Italia, la rivista “Storia e storie della Toscana”.
Negli interventi, Fabio Bertini (Unifi), Zeffiro Ciuffoletti (Unifi), Roberto Gennarelli, discendente e curatore del libro “Callimaco Zambianchi da Forlì – Un’immagine da ricomporre”, tanti spunti per aprire nuovi orizzonti su un personaggio ed un episodio del nostro Risorgimento così troppo sommariamente giudicati ed archiviati come pagina nera della spedizione dei Mille. In realtà, la grande Storia, per funzionare, abbisogna di personaggi che impersonino parti meno gratificanti e che si accollino la fama negativa, pur non vera. Ed il tempo con le giuste ricerche riaprono i casi e ne decretano il valore, decretando un tardivo, ma sacrosanto atto di giustizia storica.

Il 13 dicembre, sempre in Palazzo Vecchio, si è tenuta una tavola rotonda su “Peruzzi sindaco: le sfide di Firenze Capitale”. A parlarne erano presenti Bertini, Casprini, Ciuffoletti, Poettingher, Lancia. Ne è emersa una figura amata dai fiorentini, per l’impegno profuso in tante occasioni: nel 1848 era stato di persona in missione ad Innsbruck per recuperare e riportare a casa i patrioti là prigionieri, dopo le battaglie di Curtatone e Montanara.
Ma nel passaggio da Torino a Firenze della capitale, Peruzzi dimostrò capacità di tenuta, in una fase che vide la città sull’orlo della bancarotta per le ingentissime spese sostenute nel riqualificare l’assetto urbano e modernizzando la città. Con la moglie, famosa per tenere uno dei salotti più prestigiosi del momento, la migliore cultura transitò per quelle serate, ricche di versi, musiche ed idee politiche, che sicuramente arricchirono la Storia.

Il 30 gennaio nella Sala Conferenze “Sibilla Aleramo” della biblioteca delle Oblate, si è tenuto il convegno “Mazzini in Ucraina – L’Europa di Mazzini e l’ Europa di oggi – La questione Ucraina”.
Moderatore degli interventi, il nostro socio Armando Niccolai, nonché presidente della Fratellanza Artigiana d’Italia ed organizzatore della serata, che ha visto gli interventi del prof. Giovanni Cipriani (Unifi) su L’Europa di Mazzini; Luigi Contegiacomo (già direttore Archivio di Stato di Rovigo) su Garibaldi in Crimea; Enrico Martelloni (giornalista) su Mazzini e l’Ucraina; Olena Snigyr (per il Consolato Onorario dell’Ucraina a Firenze) su La questione Ucraina.
Dopo i saluti del Presidente della Regione Eugenio Giani, la tavola rotonda ha sviluppato gli argomenti con notevole ricchezza di notizie, riallacciando quel comune sentimento di indipendenza, che in Italia fu coronato dall’unificazione, ma che parimenti in Ucraina ha continuato ad esistere da allora e che ha portato attualmente ad un doveroso impegno bellico in difesa di quei valori che Mazzini aveva così chiaramente espressi nel suo progetto di “Giovine Europa”.

In una gelida mattinata di sole, si è svolta il 9 febbraio la cerimonia di scoprimento della lapide dedicata alle sorelle Gigliucci, in piazza Savonarola, sulla facciata dell’attuale istituto di studi americano Syracuse University, in quella che un tempo fu la “villa rossa” della famiglia dei conti Gigliucci.
Di questa famiglia di patrioti di origine fermana, Mario, vissuto fra il 1847 ed il 1937, fu uno dei garibaldini della nostra sezione, perché volontario nella guerra del 1866. La targa è stata dedicata alle due figlie Bona e Nerina, entrambe crocerossine nel primo conflitto mondiale. Famiglia che si è sempre distinta per spirito patriottico, ma anche per eclettismo imprenditoriale, e che arrivata ad estinguersi, ha donato i propri beni ad istituzioni varie cittadine, che ne hanno avuto sicuramente un arricchimento culturale.

Il 3 marzo nella Sala di Firenze Capitale, è stato presentato il libro “Memorie in Camicia Rossa” di Eugenio Checchi, opera curata dal nostro socio Marco Andrea Piermartini e dalla Vicedirettice del Museo Stibbert Simona Di Marco.
Il testo, frutto della riscoperta di un libretto anonimo, ottocentesco, col diario di guerra di un volontario garibaldino nella guerra del 1866, descrive le fasi di questa campagna attraverso gli occhi di un volontario, che non lesina nel descrivere critiche sulle scelte del proprio comando, ma che parimenti si disvela in tutta la propria fragilità di fronte alla paura. Una scrittura che esalta sentimenti ed emozioni, e porta alla matura consapevolezza del proprio impegno per la causa del riscatto nazionale. Ancora più interessante di questo testo appare la sua impostazione: essendo Frederick Stibbert nello stesso periodo su quel fronte, ne vengono analizzati gli scritti, con un arricchimento notevole delle prospettive con cui analizzare questa pagina di Storia. (Paola Fioretti)